#21GRADI Il coraggio (e La sapienza) di guardare al futuro Luisa Signorelli

La nuova opera di Luisa Signorelli fonde la narrazione di quanto accade oggi nel mondo con l’eterna ricerca del bene da parte dell’uomo, e di un futuro che possa appagarlo.

Da novembre è in scena #21GRADI, la nuova opera coreografica di Luisa Signorelli, danzatrice, coreografa e direttrice artistica della compagnia Ballet-ex. Gli interpreti sono i sei danzatori della compagnia, Antonio Affortunato, Alessandro Pastore, Giuseppe Ranieri, Klaudio Ujka, Armand Zazani e la stessa Luisa Signorelli.

Luisa Signorelli in una recente intervista spiega la genesi e l’ispirazione di questa nuova opera: “#21GRADI rappresenta una demarcazione rispetto ai lavori post pandemici di Ballet-ex, “Destinazione anno zero” e  “Cosi sia”.  Come creatrice allora mi ero rivolta di più all’interno del mio sentire, del mio io, avevo cercato di dar voce ai sentimenti che erano maturati sia nell’arco della pandemia che successivamente, e che costituivano una testimonianza estremamente personale.

Con #21gradi allarghiamo invece il campo, perché parliamo di quello che sta succedendo oggi nel mondo: parliamo di guerre, di fuga, dell’uomo che è sempre alla ricerca di qualche cosa, del suo futuro, in bilico tra varie situazioni, c’è sempre questo elemento di disorientamento e di ricerca di una realtà che possa appagarlo, farlo stare meglio: è questa l’ispirazione profonda della creazione”.

La coreografia si snoda lungo un percorso epico, un racconto simbolico di grande suggestione, che si avvale di una scenografia particolare fatta di video, immagini ma anche frasi, che introducono lo spettatore nel significato dello spettacolo. E’ supportata da una musica evocativa, ricca di strumenti che accompagnano anche la gestualità e l’espressività dei danzatori.

Una trovata scenica di grande effetto è data dalle riprese che scorrono sul fondo e nelle quali gli stessi danzatori interpretano, in luoghi differenti, le medesime coreografie che stanno eseguendo dal vivo sul palcoscenico. Lo spettatore ha dunque l’impressione che il danzatore si trovi al centro di un gioco di specchi che lo riproduce all’infinito, che lo traspone simultaneamente in luoghi e tempi diversi, un labirinto che gli impone la ricerca della sua vera identità, ma anche della sua perfezione, del suo equilibrio.

Il numero 21 ricorre sempre nello spettacolo, è un numero simbolico, rappresenta il coraggio, la sapienza. Nello spettacolo è celebrato proprio il coraggio di vivere le situazioni, di aiutare gli altri, di fronteggiare la realtà con equilibrio, ma sempre in maniera dinamica e consapevole, con orgoglio ed energia.

Dopo un prologo solenne, come emergenti da una nebulosa primordiale ed avviluppati tra di loro, i personaggi lentamente prendono vita e si sciolgono da legami atavici. L’alba di un nuovo giorno di guerra li sorprende in bilico, si prendono, si lasciano, c’è un intermezzo, si riprende fiato, e poi la fuga, in guerra non ci sono vincitori.

Man mano lo spettacolo acquista ritmo, energia, dinamismo, i danzatori danno  il meglio di sé, sia da un punto di vista tecnico, che virtuosistico, che artistico, in una perfetta coralità.

Alcune scene di disputa sono sottolineate dalle percussioni, il video ci restituisce immagini di una battaglia lungo il fiume, riaffiorano rappresentazioni archetipiche della nascita dal sangue di antiche civiltà.

Poi arriva un lirico passo a due, elemento catartico dell’opera: mentre gli altri personaggi cadono e si allontanano come foglie trascinate via dal vento, ne rimangono solo due, un confronto finale dove si ritrova il valore umano fondante di ogni rapporto: “Tutto si stringe e si conferma, si copre e si fonde e cosi si trasforma nel tratto percettibile, materiale e solido del disegno dei giorni della vita di un uomo”.

L’epilogo finale vede scorrere dietro i danzatori il video della stessa danza in sala prove: coraggio e saggezza esigono il continuo esercizio, il vivere non si improvvisa se si ricerca uno star bene che sia sapiente, e virtuoso.

L’alternarsi di danza a pensieri, immagini, forme in continuo divenire, evocano nello spettatore una “contro- immagine” cosmica di quanto avviene sulla terra tra gli uomini, donando un’atmosfera mitica all’intera narrazione, nella sintesi viva di un contenuto che intende dare forza, e gioia per la danza e l’arte in generale.