La prestigiosa nomina alla direzione dell’accademia nazionale statale di coreografia di Mosca; mi fa ricordare quanto accadde…

Il 21 dicembre del 2015, ci fu un evento, organizzato da Daniele Cipriani, che scosse il mondo della danza e della cultura italiana: l’unico appuntamento Italiano dello spettacolo di Svetlana Zakharova:“Pas de deux for toes and fingers”, con musica, dal vivo, eseguita dal marito.

Era talmente difficile ottenere l’accredito che neanche l’avevo chiesto. Rimasi completamente basito a leggere la lettera dell’ufficio stampa, Simonetta Allder, che mi dava accesso allo spettacolo. Furono proprio lo stesso Daniele Cipriani e la press agent a favorirmi per il pass. E di questo ancora li ringrazio.

 Evitai di soffermarmi, con i pensieri, sul dato di fatto che quell’evento straordinario lo avremmo immortalato in pochissimi: 4 o 5 in tutta Italia.

Io mi ricordo solo di due giganti della fotografia coreutica accanto a me: Jack Devant, il fotografo del Bolshoi, alla mia destra; Pierluigi Abbondanza, fotografo personale della Zakharova alla mia sinistra. 

Come dimenticarsi quel senso di confusa vertigine al mio affacciarmi dal punto stampa, e vedere, durante le prove, questa Dea, roteare la gamba a 180 gradi, mentre amabilmente chiacchierava con gli altri danzatori.

Notai l’estrema semplicità dell’Étoile che partecipava alla “classe”, prima dello spettacolo, assieme a tutti gli altri.

Ero teso per quello che poteva accadere:  avevo paura che la mia macchina fotografica, scattando, malgrado tutte le coperture da me applicate, potesse fare comunque troppo rumore. Avevo passato tutto il giorno prima ad organizzare sciarpe e coperte da mettere attorno a macchina ed obiettivo; oltre al tecnico “blinck” un silenziatore di scatto in commercio, usato sopratutto per la caccia fotografica. Le ultime prove le avevo fatte in piena notte per avere il massimo rimbombo possibile, e quindi verificare il reale attutimento del rumore.

Mi presentai, avvolgendo la macchina con il blinck, due sciarpe e una trapunta appositamente acquistata che mi avrebbe completamente avvolto.       

Pierluigi Abbondanza, invece, avendo una macchina fotografica notoriamente molto più silenziosa della mia,  aveva avvolto la macchinetta con una semplice giacca.

Jack Devant, si presentò con una macchinetta molto “misera e piccola”, dall’aspetto “amatoriale” oserei dire, e senza nessuna protezione per il rumore.

Onestamente pensai che data la sua “posizione” di prestigio a lui non avrebbero mai potuto dire nulla.

Fino all’attimo prima dell’inizio, cercai di dissimulare tutta la paura di “sbagliare” l’esposizione; di perdere tutti i momenti buoni; di non aver silenziato abbastanza la fotocamera e, quindi, venir cacciato per le lamentele del pubblico.

Sentivo parlare un po’ in tutte le lingue, e questo mi confondeva ancora di più. Dietro di me sentivo una lingua slava, davanti spagnola, entrando avevo sentito inglesi e francesi: tutte persone che hanno l’abitudine di attraversare il mondo per vedere i loro beniamini danzare.

Stavo male, avevo la febbre a 39,5.

Spente le luci, alle prime note, apparve Lei, la divina, sulle punte, dal buio, come per magia.

Ricordo come, a quell’apparizione, sia crollato il teatro per gli applausi. E questo mi scatenò totalmente. 

Il sistema zonale di Ansel Adams, bibbia per ogni fotografo che si rispetti, cominciò a schizzare in ogni dove nel cervello per “dominare” l’esposizione; il pollice impazzì sul joystick del corpo macchina per inseguire il fuoco sul soggetto: persi ogni timore, crollò ogni paura. 

Entrai dentro la coreografia: “danzavo” con la Zakharova. 

Fu un’esperienza totalizzante.

Alla fine del primo atto crollai emotivamente, e mi misi a piangere a dirotto. Abbondanza mi si avvicinò e cingendomi la spalla mi sussurrò: “La Zakharova lo fa! Commuove, tranquillo è normale”.

A quel punto notammo che la macchinetta di Devant non aveva fatto alcun rumore, eppure le foto le aveva fatte, le vedevamo.

Quella macchinetta da “dilettante” “piccola” e “misera”, era la prima mirrorless professionale, data in prova prima di essere messa in commercio: fotocamera, appunto, senza specchio, in grado di scattare con otturatore elettronico, e non meccanico. La storia della fotografia stava cambiando.

Esausto alla fine dello spettacolo, mi raggiunse mia moglie Paola per dirmi: “La Zakharova vuole vedere le foto domattina alle 9.00, perché dopo va dal fisioterapista; le ho detto di sì”.

Era l’una passata, dovevamo tornare ad Anzio, saremmo arrivati alle 2,30 circa; scegliere le foto, e ripartire alle 7.00 per essere puntuali con il traffico alle 9.00…. Avevo anche la febbre a 39,50….

“Mi vuoi morto?”

Eppure alle 8.55 ero seduto nel salottino, che l’albergo ci aveva messo a disposizione, pronto per la scelta delle immagini.

Alle nove in punto Lei entrò nella stanza.

Il mio lavoro fu un successo, le piacque tantissimo. Questa galleria d’immagini è il risultato delle fotografie scelte dalla stessa Svletana Zakharova. 

Svetlana Zakharova e Vadim Repin

“Pas de deux for toes and fingers”

Gala di danza/concerto – “Rassegna Tersicore” direzione artistica Daniele Cipriani

21-22 dicembre 2015, Auditorium della Conciliazione – Roma

Danzano:

Svetlana Zakharova

Johan Kobborg

Mikhail Lobukhin

Vjaceslav Lopatin

Vladimir Varnava

Vadim Repin violino

Anton Barakovskij assistente e primo violino

Orchestra giovanile Luigi Cherubini