Molti pensano che il mio sia un nome d’arte. Invece io mi chiamo, veramente, Massimo Danza.
Massimo Danza, dal 1985 fotografo.
Dopo aver studiato fotografia presso lo I.E.D., ho iniziato la professione fotografica nel 1985.
Mondi professionali, molto diversi tra loro. Ognuno di essi mi ha lasciato un’eredità di conoscenza che ha arricchito la mia carriera.
La fotografia pubblicitaria: la perfezione stilistica e qualitativa della singola fotografia.
La fotografia ritrattistica: l’approccio con l’essere umano e la capacità di interfacciarmi con personalità pubbliche.
La fotografia giornalistica: mi ha lasciato l’eredità più cospicua. Mi sono occupato di cronaca, spettacolo, attualità con manifestazioni ed anche un reportage in Kossovo ai tempi del conflitto. In quegli anni ho affinato il senso della notizia, la velocità d’organizzazione, la capacità di lavorare sotto stress per obiettivi ben precisi. Ho imparato ad agire quando non c’è tempo di pensare.
Ho goduto della grande Arte dei grandi maestri del Teatro e del cinema, quando li seguivo per le testate con cui collaboravo.
Ma poi sono approdato alla fotografia della danza, con entusiasmo e passione. Posso dire che fotografo con coinvolgimento totale, seguendo l’attimo coreutico del danzatore, prediligendo lo scatto perfetto dal punto di vista del ballerino e non del professionista dell’immagine. Mi porta a “danzare con loro”, come dico sempre: perché effettivamente bisogna comprendere una coreografia nel suo svolgersi, compenetrarsene, seguirne il ritmo, per riuscire ad immortalarla nei suoi momenti salienti.